Per la moratoria delle estrazioni a mare ed a terra

Garantire la salute, l'ambiente, il territorio, le economie delle comunità

No al massimo sfruttamento delle risorse

Per la fuoriuscita dalla economia degli idrocarburi

No alla privatizzazione delle risorse energetiche

che regala a pochi le ricchezze e lascia devastazioni e rischi ambientali

Per un uso sostenibile del territorio

le energie rinnovabili al servizio di un'economia dei beni comuni

Per il diritto sovrano a decidere

no ai modelli autoritari della liberalizzazione delle risorse

domenica 31 marzo 2013

USA, importante perdita di petrolio. La fuoriuscita ha causato l'evacuazione di 22 case in Arkansas

Pubblicato su Corriere del Ticino (vedi articolo originale)

NEW YORK - Exxon Mobil ha chiuso un oleodotto dopo la fuoriuscita di migliaia di barili di petrolio a causa di una rottura: l'incidente è avvenuto nei pressi di Mayflower, in Arkansas. Lo riporta la stampa americana.
Le autorità federali, statali e locali sono sul posto e la società afferma di essere pronta a rispondere alla fuoriuscita di 10.000 barili. L'agenzia per la protezione ambientale ha definito la rottura una «fuoriuscita importante», che ha causato finora l'evacuazione di 22 case. Finora sono stati recuperati 4.500 barili di petrolio e acqua.
L'oleodotto trasporta petrolio da Patoka, in Illinois, al Golfo del Messico.

Impianti eolici, petrolio, immobili stranieri all'assalto dell'Isola low cost

Pubblicata su La Repubblica (vedi articolo originale)
SECONDO i dati dell'Associazione per lo Sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno (Svimez), il numero delle imprese a partecipazione estera in Sicilia è aumentato di quasi il 200 per cento negli ultimi 6 anni, passando dalle 59 del 2006 alle 163 del 2012. Crescono di poco invece i nuovi addetti nelle aziende "straniere": appena 800 impiegati in più che portano da 2600 a 3400 il numero dei dipendenti.

venerdì 29 marzo 2013

Il supercomputer a caccia di petrolio

Pubblicato su Lettera43.it (vedi articolo originale)

Perforazioni esplorative addio. Adesso petrolio e il gas potrebbero essere rintracciati dal computer più potente al mondo. A inaugurare il dispositivo, che ha un costo di 60 milioni euro, è stata la multinazionale francese Total.
Pangea, questo è il nome dato al super calcolatore, è in grado di compiere 2,6 milioni di miliardi di operazioni al secondo, quanto 27 mila computer da ufficio: un valore che lo mette al nono posto tra i supercomputer mondiali ma al primo fra quelli non in dotazione a enti di ricerca.

Stop alle trivellazioni “delibera apripista”

Pubblicato su Estense.com (vedi articolo originale)

Cento. Il “Gruppo No Triv Cento” esprime la propria soddisfazione nei confronti della delibera del Consiglio Comunale “Stop alle nuove trivellazioni in zone terremotate”, che definisce “un atto importantissimo per la difesa del nostro territorio, così fragile e contemporaneamente sottoposto ad interessi economici dei “nuovi e vecchi ricercatori di idrocarburi'.
Secondo il gruppo il futuro è rappresentato dal risparmio energetico e dagli investimenti nelle fonti rinnovabili, in modo particolare dal fotovoltaico. “Non bisogna – è il monito del gruppo – rimanere legati alle fonti fossili, che porterebbero a rovinare il paesaggio, l’economia agricola e la nostra salute”.
La delibera “Stop alle trivellazioni in zone terremotate” rappresenta quindi per il Gruppo No Triv Cento” un’apripista fondamentale per tutti i territori del cratere sismico, perché interessati da richieste di permessi di ricerca idrocarburi, e costituisce una forte e precisa presa di posizione nei riguardi dei cittadini. “Auspichiamo – dichiara la portavoce Sandra Zagni – che l’esempio venga seguito dagli altri comuni e ci faremo noi stessi garanti della diffusione delle informazioni. A questo fine chiediamo all’Amministrazione comunale di Cento di creare uno spazio dedicato all’argomento, come peraltro ribadito durante la scorsa seduta del Consiglio comunale, sul sito web istituzionale, con un link apposito, affinché tutti i cittadini possano visionare gli atti riguardanti le ricerche idrocarburi inerenti al territorio centese, istanze di permessi di ricerca, mappe con i riferimenti topografici, nonché delibere e corrispondenza tra Comune, Regione e Ministeri”.

Le mire della Cina sulla Foresta Amazzonica

Pubblicato su Formiche.net (vedi articolo originale)
I dollari e gli euro che la Cina incassa con il suo export non hanno sostenuto, almeno fino ad oggi, la ricchezza e i consumi della popolazione. Ma, con una super scorta di riserve valutarie, Pechino può concentrarsi su un piano di investimenti oltreconfine in grado di spiazzare anche un’economia potente come quella Usa. Il cash cinese fa gola soprattutto ai Paesi in via di sviluppo, che cercano risorse sviando al canale del Fondo monetario internazionale. E Pechino sa bene su quali settori puntare. E’ la risposta al fabbisogno energetico e quello alimentare il pensiero fisso della nuova leadership del Paese.

giovedì 28 marzo 2013

Perù: stato di emergenza per contaminazione di petrolio

Pubblicato su Zeroemission (vedi articolo originale)

Durerá novanta giorni l'emergenza contaminazione da petrolio lanciata dal governo peruviano, che punta il dito contro le attivitá petrolifere della compagnia argentina Pluspetrol, da dodici anni attiva nell'area. L'adozione della procedura di emergenza per contaminazione da petrolio prevede un monitoraggio immediato dei rischi ambientali a cui sono sottoposti gli indigeni che vivono lungo il bacino del fiume Pastaza. Secondo il ministero dell'Ambiente, la contaminazione mostra alti livelli di piombo, bario e cromo così come petrolio e composti correlati. Da decenni si denunciano costanti fuoriuscite di petrolio nella regione, tanto che il sedimento del fiume è, secondo Sixto Shapiama, presidente della Federazione Quichua di Pastaza, "completamente contaminato". La Pluspetrol, il piú grande produttore di petrolio e gas naturale in Perú, ora "dovrá ripulire ciò che è stato contaminato - ha detto Manuel Pulgar Vidal, ministro dell'Ambiente del Perú - Pluspetrol ha iniziato lo sfruttamento petrolifero nella zona nel 2001, ma sappiamo che l'azienda si è comportata male nei confronti dell'ambiente - ha detto Pulgar-Vidal - Ad un certo punto, l'azienda ha anche attuato un programma di riabilitazione, ma non è stato fatto correttamente". (s.f.)

Petrolio, ora anche Enel è pronta a trivellare lo Jonio

Pubblicato su La Nuova del Sud (vedi articolo originale)

POLICORO - La Ola, Organizzazione lucana ambientalista, No Scorie Trisaia, No Triv Mediterraneo e Ambiente e Legalità, rendono noto che è stata pubblicata sul sito del Ministero dell’Ambiente la nuova istanza di ricerca di permesso dell’Enel Longanesi denominata “d79 F.R. - EN”. E’ ubicata nel Mar Ionio, in “Zona F” ed è caratterizzata da un’ estensione areale di circa 748,7 Kmq (vedi cartina), a circa 12 miglia nautiche dalla costa.

Melfi, amministrazione comunale: on line forum su petrolio

Pubblicato su Basilicatanet (vedi articolo originale)

“Un forum sulla questione petrolio sarà on-line sul sito del Comune di Melfi. Dalla prossima settimana un ‘confronto interattivo no-stop’ sarà una realtà sulla home page istituzionale della Città di Melfi. Un forum sul web, per ribadire la contrarietà del Vulture all’istanza della Delta Energy, aperto alle associazioni, ai comitati, alle organizzazioni di categoria ed a tutti cittadini. In arrivo anche ‘la Conferenza di Pianificazione’ per introdurre nello strumento urbanistico comunale il divieto assoluto all’estrazione di idrocarburi”. Lo rende noto alla stampa il sindaco, Livio Valvano.

Fracking: è ufficiale, è stato la causa del grande terremoto in Oklahoma

Pubblicato su Petrolio, uno sguardo dal picco (vedi articolo originale)

Davvero clamorosa la news uscita ieri su Bloomberg, e senza dubbio destinata a sollevare discussioni in tutto il pianeta. Ricordate la famosa questione del fracking che può causare terremoti? Questione ancora controversa, ma per nulla superata: malgrado i meno informati deridano l'ipotesi come una sciocchezza, sono le compagnie petrolifere le prime ad aver ammesso che la loro stessa attività di perforazione idraulica può causere sismi.

Petrolio, assalto all’Abruzzo: nuove istanze della Medoil

Pubblicato su PrimadaNoi (vedi articolo originale)

ABRUZZO. Un vero e proprio risiko sull'Abruzzo e sul vicino Molise quello lanciato in queste ore dalla società Medoilgas con la richiesta di Valutazione di Assoggettabilità a V.I.A. presentata ieri alla Regione Abruzzo su due progetti di ricerca di idrocarburi in terraferma denominati San Buono e Agnone.
Un'escalation che vede coinvolte due regioni, Molise e Abruzzo, per un'area complessiva di 151.000 ettari (l'estensione del Parco del Gran Sasso!). La provincia di Chieti è interessata per 60.000 ettari, coinvolgendo 39 comuni!

Reggio Emilia. No Triv contrari a rilascio autorizzazioni

Pubblicato su Reggionline (vedi articolo originale)

CORREGGIO (Reggio Emilia) – “Il principio di precauzione che l'Unione Europea raccomanda di perseguire impone, a nostro parere, di non rilasciare autorizzazioni a qualsivoglia progetto di ricerca e sfruttamento del sottosuolo”. Così l’associazione Ambiente e Salute di Correggio e San Martino in Rio risponde all’azienda australiana Po Valley, la quale aveva richiesto una valutazione dell’impatto ambientale del progetto di ricerca idrocarburi “Cadelbosco di Sopra”.

No oil, nasce comitato permanente a Melfi

Pubblicato da Basilicata24 (vedi articolo originale

No Oil sbarca anche Melfi con la costituzione di un comitato civico permanente contro le trivellazioni. L’operazione è il frutto di un incontro di informazione ambientale  dal titolo “Il Vulture e la questione petrolio”, che si è tenuto mercoledì scorso nella cittadina federiciana. Le associazioni e la cittadinanza hanno deciso di costituirsi come osservatorio permanente sul territorio dopo le relazioni di Giuseppe Macellaro e Francescon Masi, coordinamento nazionale NO TRIV, di Lidia Ronzano, coordinamento regionale Acqua Pubblica, e del medico nonché presidente della commissione “valutazione impatto sanitario” di Viggiano, Giambattista Mele. 

martedì 26 marzo 2013

Abruzzo: ora arriva anche la Spectrum.

Pubblicato su Primadanoi (vedi articolo originale)

ABRUZZO. Il prossimo 2 aprile è convocata la nuova seduta del Comitato valutazione di Impatto Ambientale della Regione Abruzzo. Tra i 25 progetti che dovrebbero essere esaminati spicca, oltre all'impianto di depurazione della struttura della ditta Nicolai a Piano di Sacco per il trattamento dei fanghi da dragaggio, quello della Spectrum Geo, una multinazionale di servizi geognostici specializzata nella ricerca di idrocarburi.

Fiumi di petrolio nel Lambro. Non si presentano in aula: I 4 imputati sono contumaci

Pubblicato su Il Giorno (vedi originale)

Accusati di disastro doloso i responsabili della Lombarda Petroli, i cugini Giuseppe e Rinaldo Tagliabue, e il direttore dello stabilimento di Villasanta Vincenzo Castagnoli, mentre di omesso controllo deve rispondere il custode Giorgio Crespi.

Villasanta, 26 marzo 2013 - Imputati tutti assenti e dichiarati contumaci. È quanto è accaduto alla prima udienza del processo al Tribunale di Monza per lo scempio ambientale all’ex raffineria dismessa di Villasanta trasformata in sito di stoccaggio di idrocarburi da dove nella notte del 22 febbraio 2010 vennero sversati nel Lambro almeno 2.400 tonnellate di gasolio e olii combustibili.

Petrolio, ore decisive in Irpinia per l’emendamento

Pubblicato da Ottopagine (vedi originale)

Irpinia - C’è un emendamento che agli irpini, ai sanniti e ai salernitani preme molto di più, rispetto agli altri trecento depositati nelle Commissioni regionali, dove è in corso l’esame della ‘Finanziaria 2013’. L’emendamento che catalizza l’attenzione dei territori riguarda una proposta che, se approvata, obbligherà il Ministero dello Sviluppo Economico a rispettare la programmazione del territorio contenuta nel Ptr del 2008, quindi a rivedere tutti i permessi di ricerca petrolifera rilasciati dopo l’approvazione del Piano Territoriale della Campania.
Nelle zone in cui la vocazione individuata dalla Regione risulti incompatibile con una attività di tipo minerario, quindi con la ricerca e la coltivazione di idrocarburi, si imporrà al governo nazionale di fare marcia indietro, in linea con quanto stabilisce l’Intesa Stato-Regioni del 2001, che regola le materie concorrenti (come l’energia). Il Mise dovrà prendere atto delle prerogative regionali esercitate attraverso il Ptr, salvo proporre un conflitto di fronte all’Alta Corte, alla Consulta, come accaduto in occasione della moratoria sui nuovi permessi deliberata dalla Regione Basilicata. Ma per concretizzare quello che al momento resta soltanto uno scenario, i margini utili sono ridotti.
C’è tempo solo da qui a domani (quando il testo della Finanziaria approderà in aula) per mettere al sicuro l’approvazione di questa norma, che altrimenti rischia di ritrovarsi travolta nell’ingorgo alimentato dalle centinaia di emendamenti già depositati sugli argomenti più disparati. Se, come alcuni settori della minoranza temono, si porrà la dichiarazione di fiducia (e quindi in aula non potrà essere ulteriormente modificabile il testo così come risulterà dal passaggio in commissione), appare decisivo ottenere l’accoglimento della norma prima del dibattito consiliare.
Per questa ragione a Napoli si sta producendo il massimo sforzo per far passare il provvedimento sostenuto dagli irpini, ma scaturito da un’intesa bipartisan, raggiunta informalmente in commissione dai rappresentanti di tutte le forze politiche rappresentate e dall’assessore all’Ambiente Giovanni Romano lo scorso 12 marzo. Sottoscritto da tutti i consiglieri regionali irpini, su iniziativa della prima firmataria Rosetta D’Amelio, l’emendamento ha l’obiettivo di sollecitare al governo l’azzeramento di fatto dei permessi minerari nel Sannio, in Irpinia e nel Vallo di Diano (a cominciare da ‘Nusco’, ‘Santa Croce’, ‘Case Capozzi’ e ‘Pietra Spaccata). In queste ore le commissioni stanno lavorando sotto la pressione dei deputati e le attese delle zone interne.

Petrolio dagli scisti, la minaccia nascosta del fracking aggrava il riscaldamento globale

Nel solo North Dakota nel 2012 emissioni equivalenti a quelle di 750mila automobili.

Pubblicato su Greenreport da Pietro Greco (vedi originale)

Qualcuno l'ha definita la nuova frontiera. Qualcun altro, la nuova era del petrolio. Quel che è certo è che negli Stati Uniti ferve la nuova "corsa all'oro nero" e che  lì, nel North Dakota, la più grande economia del mondo sta sperimentando su larga scala la via per uscire dalla dipendenza dall'estero e diventare, entro il 2020, il primo produttore mondiale di petrolio, avendo imparato come estrarlo a basso costo, anche con le tecniche chiamate di fracking, dagli scisti bituminosi: ovvero da rocce intrise di idrocarburi.

Contaminazione da petrolio in Amazzonia, Perù accusa la Pluspetrol

Pubblicato su Adnkronos.com (vedi originale)

Lima, 26 mar. - (Adnkronos/Xinhua) - Durerà 90 giorni l'emergenza contaminazione per la regione amazzonica lanciata dal governo peruviano, che punta il dito contro le attività petrolifere della compagnia argentina Pluspetrol, da 12 anni attiva nell'area. L'adozione della procedura di emergenza per contaminazione da petrolio prevede un monitoraggio immediato dei rischi ambientali a cui sono sottoposti gli indigeni che vivono lungo il bacino del fiume Pastaza.
Secondo il ministero dell'Ambiente, la contaminazione mostra alti livelli di piombo, bario e cromo così come petrolio e composti correlati. Da decenni si denunciano costanti fuoriuscite di petrolio nella regione, tanto che il sedimento del fiume è, secondo Sixto Shapiama, presidente della Federazione Quichua di Pastaza, "completamente contaminato". La Pluspetrol, il più grande produttore di petrolio e gas naturale in Perù, ora "dovrà ripulire ciò che è stato contaminato", ha detto Manuel Pulgar Vidal, ministro dell'Ambiente del Perù.
"Pluspetrol ha iniziato lo sfruttamento petrolifero nella zona nel 2001, ma sappiamo che l'azienda si è comportata male nei confronti dell'ambiente - ha detto Pulgar-Vidal - Ad un certo punto, l'azienda ha anche attuato un programma di riabilitazione, ma non è stato fatto correttamente". Lunedì, il governo peruviano ha pubblicato gli standard di qualità ambientale per la prima volta, la fissazione di limiti accettabili per i contaminanti nel suolo.

lunedì 25 marzo 2013

Basilicata e petrolio, anche i giapponesi nell’affare, produzione +40% per il 2016

Pubblicato da Matteo Carriero su Mondoecoblog (vedi articolo originale)

Basilicata e petrolio, anche i giapponesi entrano ora nell’affare dell’oro nero, mentre la produzione nei prossimi anni in Italia aumenterà, per via dell’aumento delle estrazioni in Basilicata, fino al 40% entro il 2016.
La Basilicata e il petrolio: imprese estere continuano a gettarsi sull’oro nero della regione italiana, mentre la produzione è ormai lì lì per aumentare, con il pozzo di Tempra Rossa che dovrebbe partire entro il prossimo anno, dato che ormai cinque pozzi sono già stati realizzati e sottoposti a test, un nuovo pozzo dovrebbe essere creato a breve assieme a nuovi serbatoi di stoccaggio, centri di trattamento degli oli, strade di accesso, depositi e via dicendo.
Il petrolio della Basilicata attira molti investimenti e commerci. Ora i giapponesi della Mitsui E&P Italia Srl (che nonostante il nome è una società nipponica) ha acquistato dalla francese Total il 25% proprio del pozzo Tempra Rossa. E così la Total mantiene il 50% della concessione Gorgoglione mentre l’altro 25% è del colosso inglese e olandese della Shell. A spiegare la manovra è stata la Total che ha aggiunto che l’approvazione della cessione spetterà comunque ad autorità italiane.
Per far comprendere l’importanza della notizia sarà bene ricordare alcuni dati che comprovano come il pozzo Tempra Rossa non sia un pozzo come un altro, ma tutto il contrario. Difatti come la stessa Total ha ricordato di recente quando Tempra Rossa sarà portato a pieno regime (ovvero nel 2016) la produzione di petrolio che ne deriverà è stimata in 50 mila barili al giorno, più 230 mila metri cubi di gas e 240 tonnellate di Gpl. Tutto ciò porterà la produzione di petrolio italiana ad aumentare del 40%.
Stiamo quindi parlando di un affare di dimensioni enormi. L’oro nero continua a tenere banco in Basilicata, arrivano altri grandi investitori e la produzione è destinata a salire entro tempi molto brevi, come abbiamo visto.

sabato 23 marzo 2013

Petrolio, la ribellione della gente del Vulture

Pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno (vedi articolo originale)

di ANTONIO PACEL’intera area del Vulture è in pieno fermento. Da quando si sono diffuse le voci che l’azienda inglese, Delta Energy Ltd ha chiesto il parere alle amministrazioni comunali di Barile, Rapolla e Melfi, circa il permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi nei perimetri dei tre comuni, i cittadini sono sempre più preoccupati per il loro territorio. In tutti gli ambienti non si parla d’altro. Il tema è forte ed è molto sentito anche se, bisogna essere precisi: questa è solo una prima fase di progettazione che avverrà solo ed esclusivamente se nel sottosuolo vi sono quantitativi tali da giustificarne l’estrazione futura.

Ovviamente l’azienda inglese si è attenuta esclusivamente a quello che prescrive la legge in materia di ricerca di idrocarburi nel sottosuolo del territorio italiano. Dalla notifica alle amministrazioni comunali dovranno passare 45 giorni prima di iniziare gli eventuali lavori di screening sul territorio dei tre comuni del Vulture. I pareri, fino a questo momento sono tutti negativi, ad iniziare dalla determinata comunicazione del Presidente De Filippo che a chiare lettere ha respinto altre eventuali trivellazioni sul territorio di Basilicata in generale ed in quella del Vulture in particolare, avanzata dalla Delta Energy Ltd.

Gli amministratori comunali interessati si sono espressi negativamente, anche con toni duri, alla richiesta di eventuali trivellazioni sui loro territori ed infine le popolazioni si sono messe tutte guardinghe, pronte ad affrontare con tutti i mezzi , decisioni contrarie alle loro volontà. Politici, Enti, Associazioni, Circoli e anche condomini sono sul piede di guerra pronti a scattare in difesa del territorio ad un minimo accenno di inizio lavori: «No alla concessione La Bicocca del Vulture-Melfese, senza alcun tentennamento».

Dicono che hanno già dato in termini ambientali (Fenice in testa). «Il nostro “oro nero” è rappresentato dai colori della natura: trasparente come le acque minerali (esistono 4 aziende): verde come il colore del nostro olio extravergine di qualità eccellente; rosso rubino come lo straordinario aglianico che si produce alle pendici del Vulture; marroncino come il colore delle castagne che coprono il territorio ed infine celeste come il cielo che si specchia nei due stupendi laghi di Monticchio».

Nei parchi nazionali il «petrolio» dell’Italia

Pubblicato su il Tempo (vedi articolo originale)
Il ministro dell’Ambiente Clini: «La crisi impone nuovi modelli di conservazione e valorizzazione delle risorse naturali». Nelle riserve oltre 56 mila specie di animali. Faggete e querceti contribuiscono alla lotta contro l’effetto serra.
Le risorse naturali sono il "petrolio" di un Paese, e come tale possono essere contabilizzate perchè forniscono servizi veri e propri che vanno dalla regimazione delle acque alla prevenzione del dissesto idrogeologico fino all’influenza sulla circolazione atmosferica. 
«La crisi economica di impone di adottare nuovi modelli basati sulla conservazione e la valorizzazione efficiente delle risorse naturali che sono il nostro "petrolio"», spiega il ministro dell’Ambiente Corrado Clini nella sua introduzione a 'Parchi nazionali: dal capitale naturale alla contabilità ambientalè, pubblicazione che raccoglie e classifica i dati sul patrimonio naturale dei parchi.

Irpinia. Petrolio, il Comitato all’attacco


Pubblicato su Ottopagine.net (vedi articolo originale)

I comitati non si fidano fino in fondo della via istituzionale per fermare le trivelle. Seppur con accenti diversi, i due principali fronti di opposizione territoriale, quelli di Nusco e Gesualdo, il giorno dopo l’annuncio di un emendamento ‘irpino’ alla Finanziaria campana del 2013, tendente nella sostanza a fermare i progetti di ricerca dal 2008 in poi (nel Sannio e in Irpinia), hanno alzato nuovamente i toni. Il Comitato di Alfonso Faia ha esplicitamente espresso le proprie riserve e perplessità sulla reale efficacia di qualunque iniziativa politica (la lettera è integralmente riportata in basso).
Ribadendo la necessità del coinvolgimento popolare alla battaglia per fermare il progetto di ricerca petrolifera in Alta Irpinia e nell’Ufita, Faia chiede all’opinione pubblica di non distrarsi, in vista di un cammino ancora lungo prima dell’agognato traguardo, lo stralcio dell’Irpinia dalla mappa mineraria nazionale. Per il fronte di Gesualdo, sorto negli stessi luoghi dove dovrebbe essere realizzato lo scavo di un pozzo profondo duemila metri, finalizzato ad individuare e definire la portata del giacimento di idrocarburi, l’attenzione è già rivolta alle decisive audizioni presso gli uffici della Regione Campania.
«Tecnici, manager e ingegneri della società interessata al ‘petrolio in Irpinia’, interpellati più volte, hanno dichiarato e continuano a farlo con sfrontatezza che non c’è nessuna pericolosità per l’ambiente e per la salute», scrivono in una nota, che accompagna alcune tabelle tratte dalla ‘Via’. «Sono dichiarazioni in contraddizione con i loro stessi studi di Valutazione di Impatto Ambientale presentati dalle stesse società ai Comuni, alla Provincia e alla Regione», chiariscono, esibendo dati stralciati proprio dallo studio oggetto di valutazione.
«E’ arrivato il momento di evidenziare i rischi che oggi si vogliono minimizzare», attaccano. Il Comitato esprime la propria preoccupazione non solo per le ricerche, ma rispetto all’insediamento eventuale di una industria del petrolio. «Se sono vere le promesse di sviluppo di queste società, come mai la Basilicata con 460 pozzi estrattivi e con una popolazione pari a quella irpina, oggi risulta essere la regione più povera con i tassi più alti di emigrazione, inquinamento e incidenza tumorale?», si chiedono.

Articolo di Christian Masiello

Gli Usa verso l'addio al petrolio. Entro il 2050 si raggiungerà l'indipendenza energetica

Pubblicato su Tiscali Scienze (vedi articolo originale)

Alla fine il grande cambio di direzione sembra esser stato intrapreso. L’America ha deciso di voltare pagina, facendo a meno del petrolio come carburante per la loro mobilità su strada entro il 2050. La decisione porterà ad un taglio dei gas effetto serra che si aggira attorno all’80%. Mancano ancora molti anni al 2050, ma il Dipartimento dell'energia degli Stati Uniti sembra aver fissato un calendario ben preciso, che fissa tempi e obiettivi. Il combustibile fossile, stando alle fonti vicine all’amministrazione Obama, potrebbe persino scomparire dal settore dei trasporti. Secondo il rapporto stilato dal governo entro i prossimi 40 anni circa sette veicoli su otto venduti in California potrebbero essere a zero emissioni.

venerdì 22 marzo 2013

Nasce il gruppo "No Triv" di Cento


La rete No Triv si estende sempre più. Anche il comune di Cento ha la sua No Triv, costola del coordinamento nazionale.
Riceviamo e divulghiamo comunicato stampa.

Comunicato stampa

«Stop a impianti invasivi che stravolgono il territorio»

CENTO - Un comune interesse per il territorio, in particolare la difesa dell’ambiente da ricerche di idrocarburi e da altre procedure invasive, come i grandi impianti geotermici, «che modificherebbero, stravolgendolo, l’assetto del territorio». Questo è uno degli scopi del gruppo No Triv, costola del gruppo nazionale, che si è costituito nei giorni scorsi a Cento. «Recentemente - si afferma in un comunicato - la nuova strategia energetica del governo Monti/Passera ha incentivato la liberalizzazione e la ricerca di idrocarburi su tutto il territorio nazionale, cioe’ di fonti fossili - il petrolio e il gas-, promuovendo una politica energetica che appare inappropriata e fuori luogo. Il nuovo gruppo di cittadini centesi si dichiara contrario a tutto cio’ poichè l’energia per un futuro sostenibile, nostro e delle nuove generazioni, non e’ quella che si ricava dai combustibili fossili tradizionali, bensì quella che si ottiene dalle fonti rinnovabili». Il ruolo del nuovo gruppo spontaneo sarà la sensibilizzazione documentazione sulle tematiche illustrate, «affinche’ la popolazione e le istituzioni siano informate della realta’ e prendano posizioni precise e coerenti al riguardo nell’interesse dell’intera comunità centese». Dopo la prima riunione verranno organizzate serate con la presenza di geologi che aderiscono al collegamento nazionale No Triv. Domani infine in consiglio comunale è prevista la discussione di un ordine del giorno, presentato dal sindaco Piero Lodi, che intende chiedere che sul territorio comunale centese non vengano effettuate trivellazioni.

giovedì 21 marzo 2013

Il Coordinamento risponde a De Filippo sull'istanza "La Bicocca"


Il presidente della Giunta regionale di Basilicata Vito De Filippo, dopo che l’istanza finalizzata all’ottenimento di permesso per prospezione e ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi avanzata dalla “Delta Energy Ltd” per la concessione denominata “La Bicocca” è stata avanzata dal Ministero dello Sviluppo Economico e dallo stesso sottoposto  alla Regione Basilicata per recepirne l’intesa nei tempi prescritti dalla legge, il 19 Marzo dichiarava agli organi di stampa che “la linea resta quella della così detta ‘moratoria’; se ne facciano una ragione sia i petrolieri che chi gioca al tanto peggio tanto meglio”.

COMUNICATO STAMPA

In merito al progetto di legge presentato dai deputati abruzzesi del PD, con cui si intende modificare l’art. 6, comma 17, del codice dell’ambiente (nel testo risultante dalla modifica effettuata con il “Decreto sviluppo” del 2012), il Coordinamento nazionale No Triv esprime un giudizio moderatamente positivo.

Shell condannata per l’inquinamento in Nigeria

Nonostante la condanna delle Nazioni Unite nel 2011, le promesse fatte al governo nigeriano, le critiche delle ONG e la disperazione delle comunità locali,  la compagnia petrolifera Shell continua a inquinare il delta del fiume Niger.
Petrolio e gas continuano a fuoriuscire dalle tubature e stazioni di pompaggio corrose dall’umidità equatoriale e l’ambiente è sempre più inquinato. Uno studio dello scorso anno ha affermato che dei circa 26.000 barili di petrolio Shell 200 sono stati versati direttamente nel fiume a più riprese, 144 per un “sabotaggio” della gente del luogo che ha distrutto le tubature, 55 per “incidenti operativi” causati dalla società stessa.

Convegno "AMBIENTE, ENERGIA, DEMOCRAZIA tra proposte di modifica della Costituzione e approvazione della nuova strategia energetica nazionale"

Il comitato No Trivellazioni nella valle del Belice invita tutti i cittadini a Gibellina (TP) domenica 24 marzo 2013. Il programma dei lavori della giornata prevede, la mattina ore10,00 presso la sala convegni
CRESM, incontro dei Comitati, Associazioni, Movimenti, ecc. per discutere sul tema "La sovranità appartiene al popolo". Il pomeriggio alle ore 17,00 presso l’aula consiliare è prevista l’ assemblea pubblica/convegno, per discutere sul tema "Dalla decarbonizzazione dell'economia...verso la modifica della legge regionale sull'estrazione degli idrocarburi n. 14 del 03 luglio 2000".
L’ intento è quello di continuare a vigilare sulla nostra terra; non siamo più disposti a farci colonizzare da nuovi “padroni” e rifiutando ogni imposizione dall’alto che va contro lo sviluppo sostenibile e contro la
salvaguardia della nostra identità storica, culturale, paesaggistica e soprattutto contro la salute umana e animale.

“Questa terra fu dei nostri padri……E’ volontà nostra restituirla, integra, ai nostri figli.”

domenica 17 marzo 2013

La Corte Costituzionale blocca la Strategia Energetica Nazionale di Passera

Il Sole 24Ore riporta il commento alla sentenza n.39/2013 della Corte Costituzionale su ricorso delle Regioni Toscana, Puglia e Veneto. 
Lo Stato non può dribblare l’intesa con le Regioni – scrive il Sole24 Ore -  nelle materie di competenza concorrente, nemmeno quando l’urgenza sia motivata da «gravi esigenze di tutela della sicurezza, della salute, dell’ambiente o dei beni culturali», oppure dallo scopo di «per evitare un grave danno all’Erario".

sabato 16 marzo 2013

Tutti a Pescara al convegno "Energia, Ambiente, Democrazia"

Convegno a Pescara su "Energia, Ambiente, Democrazia” Sabato 16 marzo, a partire dalle ore 16.30, presso l’Auditorium “Petruzzi” di Pescara, si terrà un Convegno dal titolo “Energia, Ambiente, Democrazia, tra proposte di riforma della Costituzione e approvazione della nuova strategia energetica nazionale”, organizzato dal Coordinamento nazionale No Triv.

giovedì 14 marzo 2013

No petrolio, intesa bipartisan. Ma sul pozzo partita aperta…

«In Campania, per la prima volta, c’è un percorso democratico che permetterà di coinvolgere tutti i soggetti interessati in una procedura di valutazione d’impatto ambientale. L’Irpinia, attraverso i Sindaci e i comitati, potrà far valere le sue ragioni contro le trivellazioni».

venerdì 8 marzo 2013

Ombrina mare e il parere negativo della Regione

Che la Regione Abruzzo non abbia rilasciato il proprio parere sul progetto di Ombrina mare non dovrebbe sorprendere nessuno. Nel luglio dello scorso anno avevo osservato come la Regione Abruzzo non rilasci pareri almeno dal 2008. Che la Regione sostenga, però, che il Ministero dell’ambiente non le abbia mai formalmente chiesto di esprimersi su Ombrina mare sorprende e non poco. Vien da pensare: vuoi vedere che è dal 2008 che il Ministero non si cura di sapere cosa pensi la Regione sui progetti sottoposti a valutazione di impatto ambientale?

Patto stabilita': De Filippo, fuori fondi petrolio e terremoto

Potenza, 8 mar. - (Adnkronos) - In una lettera inviata al presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Monti, il presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo ha chiesto di intervenire sui vincoli del Patto di stabilita' ''consentendo all'Amministrazione regionale di utilizzare i fondi delle royalty petrolifere e delle risorse destinate alla ricostruzione post-terremoto''.
Per De Filippo, ''il Patto di stabilita' - ha scritto - sta strangolando l'economia del Paese, con riflessi sociali gravissimi soprattutto sulle aree piu' deboli del Mezzogiorno, a partire dalla Basilicata. La pubblica amministrazione, anziche' accompagnare i processi di crescita e di sviluppo delle comunita' rischia, con i propri ritardi, di essere una delle cause principali della crisi del tessuto produttivo locale, innescando un effetto domino nei mancati pagamenti che mai, prima d'ora, si era manifestato con tale, virulenta pericolosita'''. Liberare dal Patto i fondi derivanti dalle estrazioni del petrolio e quelli finalizzati a completare i processi di ricostruzione dei terremoti del passato mira a ''far fronte ad impegni nei confronti delle imprese locali per diverse centinaia di milioni di euro'', ha scritto il governatore lucano. La Basilicata, infatti, e' un caso specifico. ''Le royalty derivanti dalle estrazioni petrolifere, pur registrando un sostanziale miglioramento nel corso degli anni, restano bloccate a causa dei vincoli dettati dal Patto - afferma De Filippo -. Il che si traduce in una forte ed ingiusta penalizzazione per la Regione che, unica in Italia, contribuisce con le proprie risorse naturali ad allentare il peso della bolletta energetica nazionale''. ''Non meno ingiusta, se non addirittura odiosa, e' la disparita' di trattamento che la Basilicata subisce per quanto riguarda le risorse destinate alla ricostruzione nei territori colpiti da eventi sismici - si legge ancora nella lettera inviata da De Filippo a Monti - posto che in tutte le Regioni interessate, a seguito della nomina di un commissario straordinario, le risorse destinate alla ricostruzione sono transitate in contabilita' speciali rimanendo cosi' escluse dal Patto di Stabilita'''. Cio' non e' avvenuto per la Basilicata per i fondi destinati ai terremoti del 1980 e del 1998. Anche la Conferenza delle Regioni, facendo proprio l'appello di De Filippo, si e' espressa all'unanimita' per ''la immediata rimozione dei vincoli del Patto di Stabilita' sui fondi della ricostruzione''.
Fonte Adnkronos

L’Africa, la nuova frontiera del petrolio

Recenti studi indicano che la “dead end” delle riserve petrolifere mondiali arriverà fra una settantina d’anni. A rivelarlo sono gli scienziati dell’ente americano del Servizio Geologico degli Stati Uniti. Nel sottosuolo della Terra, infatti, ci sarebbero almeno 2 mila miliardi di barili di greggio pronti a essere estratti e raffinati.

Nonostante questo gli Usa stanno anche avviando, ormai da un po’ anni, un “piano B” energetico incentrato sull’estrazione di carbone, visto le enormi riserve stimate intorno ai 250 anni. I motivi di piani energetici alternativi al petrolio si nascondono anche nell’instabilità politica mediorientale e nella difficoltà di approvvigionamenti certi anche se, ed è bene ricordarlo, il fabbisogno degli Usa non arriva solo dai Paesi arabi (prima fra tutti, l’Arabia Saudita), bensì da Canada e Messico. Le tensioni create dopo l’11 settembre 2001 in Iraq, Iran e penisola araba hanno fatto impennare i prezzi del greggio che, da quel momento, hanno iniziato a diventare altalenanti e troppo ancorati agli avvenimenti geopolitici, come i moti rivoluzionari della cosiddetta “Primavera Araba”.
Una alternativa al petrolio arabo trova sbocco in Asia, in Russia, nelle ex repubbliche sovietiche e in Africa, oltre ai giacimenti statunitensi, che però ormai stanno esaurendosi. Tuttavia l’enorme ostacolo dei giacimenti asiatici risulta tutt’ora nell’estrazione, soprattutto per via del problema climatico. Questo scenario non ha fatto altro che far risalire le quotazioni dei giacimenti africani, che ormai sono diventati il nuovo scenario privilegiato per quel che riguarda l’estrazione del greggio. Fino a pochi anni fa, parlare di petrolio in Africa significava dire Nigeria, che fa parte dell’Opec e che detiene il 78% delle riserve mondiali. Oggi invece le cose sono cambiate, con nuovi attori spuntati all’orizzonte come Sudan e Angola. Inoltre, anche altri paesi si stanno evidenziando come ottimi partner energetici per l’estrazione, come il Gabon e la Guinea Equatoriale.
L’ultimo Stato africano a far capolino nel grande gioco energetico è stato lo Zambia, che è entrato prepotentemente come nuovo fornitore occidentale e asiatico. Trovandosi anni addietro in difficoltà, causa il crollo delle quotazioni del rame (materia prima di cui abbondava), lo Zambia sta rialzando la china grazie al greggio e sta addirittura mettendo in campo progetti di ricerca nel campo del gas naturale.
Per capire l’evoluzione del fabbisogno energetico mondiale di questi ultimi anni e il ruolo africano, può essere utile analizzare uno dei nuovi player mondiali: la Cina. Ormai Pechino per far fronte alla sua crescita esponenziale è diventata uno dei maggiori consumatori mondiali di oro nero. Nel 1980, la Cina produceva due milioni di barili al giorno consumandone uno. Gli ultimi dati invece ci rivelano che, nel 2009 e 2010, la Cina ha registrato una crescita della domanda di oltre il 12%, attestandosi a 9,4 milioni di barili al giorno. Cifre da capogiro.
Sono stati proprio i problemi mediorientali prima citati a spostare i cinesi in pianta stabile nel “continente nero”. E mentre l’Europa dipende in tutto per tutto dalla Russia e gli statunitensi stanno studiando approvvigionamenti energetici alternativi, i cinesi hanno ottenuto l’esclusiva nella ricerca e nell’estrazione in Nigeria, in compagnia della Shell e della nostra ENI, che opera in Ciad, Mauritania e Sudan.
La tattica di Pechino è molto semplice: nessuna interferenza con i regimi dittatoriali esistenti, sovvenzioni alla ricostruzione e investimenti nelle infrastrutture. In cambio, c’è sul piatto il monopolio dell’estrazione. La Cina per il momento controlla la metà dell’estrazione del petrolio sudanese e il 25% di quello angolano. Fra i primi dieci fornitori di greggio ai cinesi, a fianco dei colossi Arabi, figurano ben tre paesi africani. E mentre i territori arabi (soprattutto quelli più “occidentalizzati”), dall’alto delle loro ricchezze accumulate, possono decidere a chi e a quanto dare il loro greggio, l’Africa sta costruendo in questi ultimi anni la sua ricchezza, diventando molto accondiscendente riguardo l’elargizione della nuova materia prima.
Senza soffermarsi sulla redistribuzione di tale ricchezza e dei privilegi a essa correlati, ormai l’Africa è diventata il nuovo Medio Oriente dal punto di vista energetico. È proprio su questo scenario che si sta spostando il confronto economico fra l’arrugginito asse atlantico e il conclamato competitor rampante targato Pechino, in ottima compagnia di altri due nuovi “player”, Brasile e India.
Cosa comporterà a livello geopolitico ed economico tale spostamento? Difficile dirlo al momento, ma è certo che il continente africano sarà nei prossimi anni fattore decisivo per i futuri scenari geopolitici. Non solo quindi la corsa al nucleare dei Paesi mediorientali (vedi l’Iran) e i fatti rivoluzionari recenti che stanno attraversando il Middle East: nello scacchiere mondiale, c’è in gioco il nuovo “supermarket” africano, l’ultima oasi disponibile in mezzo al deserto.

Fonte Libertiamo

Ricerche di petrolio nel Golfo di Taranto, la Regione dice "no"

Un "no" secco dalla Regione alla richiesta di ricerca di petrolio nelle acque del Golfo di Taranto. A renderlo noto è lo stesso Assessore all'Ambiente della Regione Lorenzo Nicastro.

domenica 3 marzo 2013

Incontro pubblico a Pescara su Energia e riforma del Titolo V della Costituzione

Nell'ambito della campagna di sensibilizzazione portata avanti dal Coordinamento nazionale No Triv, il prossimo 16 marzo, a partire dalle ore 16.30/17.00, si terrà a Pescara un incontro pubblico su Energia e riforma del Titolo V della Costituzione. Nel corso del dibattito si discuterà anche del problema relativo alla concessione "Ombrina mare" e verrà presentato il mio libro "Ambiente fragile". L'evento è organizzato dalle associazioni "Alternativa ribelle" e "Abruzzo 3.0".
 
Per aderire all'iniziativa, e per ogni informazione relativa alla logistica, scrivete ai seguenti referenti:

Enzo Di Salvatore

Carlo Alberto Ciaralli

Tavolo a Roma sul petrolio, Capone: Puglia con noi

Montella – La Regione Puglia, l’Acquedotto Pugliese e le Autorità di Bacino Liri Garigliano e Volturno e della Puglia dovranno convergere con i vertici regionali campani per interpellare il Ministero per l’Ambiente e bloccare la progettazione di ricerca del greggio al Mise.

venerdì 1 marzo 2013

Comitato NO Petrolio in Alta Irpinia – “Convegno informativo a Castel Baronia”

La campagna informativa sulla questione petrolio in Irpinia non si è conclusa. L’ultimo appuntamento è stato rimandato a causa delle avverse condizioni meteo ed è pertanto stato spostato a sabato 2 marzo, alle 16.30, presso il salone della scuola dell’Osso a Castel Baronia.